Sabato 15 e domenica 16 ottobre dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso 17,30).
Arte, una bellezza da conoscere e tramandare. La Delegazione di Ivrea e Canavese insieme al Gruppo Giovani sabato 15 e domenica 16 ottobre offriranno ai visitatori delle Giornate FAI d’Autunno la scoperta di tesori artistici a CIRIÉ e a NOLE, per svelare una parte di Canavese ancora troppo poco conosciuta fra antichi palazzi, chiese, dipinti di grandi autori, storiche biblioteche, cascine seicentesche e, poco fuori di Nole, un’antica Badia di commovente bellezza.
≪La scelta di collegare le GIORNATE FAI d’AUTUNNO al territorio ciriacese – come afferma il Capo
Delegazione del FAI Carlo Arborio Mella – si è rivelata più che opportuna e lo dimostra l’alacrità e la
collaborazione eccellente con le Amministrazioni sia di Cirié (con il Sindaco Loredana Devietti e l’Assessore al Patrimonio Barbara Re ) che di Nole (con il Sindaco Luca Bertino e l’Assessore alla Cultura Claudia Audi), unitamente ai referenti della Cappella di Robaronzino (Domenica Calza, consigliere delegato alla Cultura) e della vicina Badia di San Vito di Nole (Dott. Federico Valle), quest’ultima assoluta “chicca” per gli interessati, che, nell’occasione, potranno anche votarla come LUOGO DEL CUORE, nel censimento del FAI in corso in questi mesi≫.
Apprendisti Ciceroni
Tutte le visite sono curate come tradizione dagli “Apprendisti Ciceroni” – cioè studenti – degli Istituti di
Istruzione Superiore Fermi Galilei e Tommaso D’Oria di Cirié e Aldo Moro di Rivarolo a cui la Delegazione,
tramite il Referente Scuole Christian Verraz, estende un particolare ringraziamento per la fattiva
collaborazione.
≪I Delegati e Volontari della Fondazione, – spiegano dal Fondo per l’Ambiente Italiano – come ogni anno, metteranno a disposizione energia, creatività ed entusiasmo per svelare agli italiani la ricchezza e la varietà del patrimonio di storia, arte e natura che è in ogni angolo di questo Paese, sorprendente e inaspettato, e che non consiste solo nei grandi monumenti o nei musei, ma anche in edifici e paesaggi inediti e sconosciuti, luoghi speciali che custodiscono e testimoniano piccole e grandi storie, culture e tradizioni, che sono a pieno titolo “il nostro patrimonio”, e che perciò tutti siamo chiamati a curare e a proteggere per le generazioni presenti e future, com’è nella missione del FAI, cominciandoinnanzitutto a conoscerli, per scoprirne il valore≫.
Ai partecipanti verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro, che andrà a sostegno della missione e dell’attività del FAI.
Sabato 15 concerto nel Duomo di San Giovanni
Un interessante concerto “In cammino” sabato 15 ottobre alle 18 nel Duomo di San Giovanni di Cirié proporrà un programma di musiche medievali eseguito dal Gruppo musicale La Ghironda, grazie alla collaborazione del Lions Club Valli di Lanzo Torinese. (ingresso libero)
Il Medioevo è stata un’epoca di grandi spostamenti: lo spettacolo si snoda attraverso musiche, canti e racconti legati al fenomeno del pellegrinaggio e degli spostamenti di quel periodo.
Le melodie sono tratte dal Laudario di Cortona, dalle Cantigas de Santa Maria, dal Llibre Vermell di
Monserrat, dai Carmina Burana e da altre fonti anonime medioevali.
I musici: Florio MICHIELON ghironde, liuti; Luisa BESENVAL flauti, cornamusa; Aba RUBOLINO viella da braccio; Pietro PONZONE percussioni. Le voci: Marzia GRASSO, Andrea MARELLO, Voce narrante Tiziana MIROGLIO
Cosa visitare a Cirie’
A Cirié si visita il seicentesco Palazzo D’ORIA, il Duomo di SAN GIOVANNI, la Chiesa di SAN GIUSEPPE, la
Chiesa di SAN MARTINO e, in frazione Devesi, la Cappella di ROBARONZINO.
PALAZZO D’ORIA – situato in corso Martiri della Libertà – è sede di parte degli uffici comunali e offre al
visitatore la possibilità di ammirare le antiche sale di proprietà dei D’Oria, molte delle quali recentemente
restaurate: la Quadreria dei Marchesi, dove sono esposti i ritratti della famiglia D’Oria, la Sala degli Stucchi e la Sala delle Armi, dedicate attualmente ai ritratti della famiglia Gontery (vicina ai D’Oria), la Sala Consiliare e il suo atrio, la rinnovata Biblioteca Storica (che dispone ora anche di un percorso museale digitale) e la camera di Carlo Emanuele, la Sala dell’Affresco e il suo atrio. Un patrimonio architettonico che l’Amministrazione sta progressivamente riqualificando e mettendo nuovamente a disposizione della cittadinanza.
Lungo l’arteria principale della città di Cirié ecco tre antiche chiese di differenti stili e con arredi importanti.
DUOMO DI SAN GIOVANNI BATTISTA: (il Duomo di San Giovanni domenica è visitabile dalle 12,30 ) nato come chiesa dipendente dalla pieve di San Maurizio, con la formazione del borgo di Ciriè nel XIV secolo divenne la principale parrocchia del luogo. L’impianto architettonico della chiesa non si discosta dal modello gotico più diffuso all’epoca (secolo XIV) in tutto il Piemonte. Solo la parte absidale è stata rifatta nel XVIII secolo, con l’aggiunta dell’altare opera di Bernardo Vittone. La facciata, alla quale era stata applicata una ghimberga a coronamento del portale d’ingresso, fu drasticamente restaurata nella seconda metà dell’800 dal conte Ceppi, insieme con la decorazione interna.
Custodisce la “Madonna del Popolo” attribuita al Defendente Ferrari (1519), una pala in forma di trittico
raffigurante il “Battesimo di Gesù”, attribuita a Giuseppe Giovenone (1531) e un pregevole crocefisso ligneo di scuola bizantina (XIII/XIV secolo). Ha compiuto da qualche anno settecento anni dalla fondazione.
CHIESA DI SAN GIUSEPPE: l’edificio mantiene l’impianto originario tipico della Controriforma, ad aula unica con cappelle laterali. Pregevole la decorazione delle pareti, inquadrata tra le paraste e l’alta fascia
mistilinea, che sottolinea lo stucco delle volte. Fra gli arredi interni sono di particolare pregio artistico la
pala attribuita al Defendente Ferrari, raffigurante la Madonna, e la pala d’altare.
CHIESA DI SAN MARTINO: in origine faceva parte dell’insediamento sparso antecedente la costruzione delle mura del borgo. Costruita all’inizio del secolo XI in stile romanico, fu poi ampliata con l’aggiunta di altre navate laterali. A metà del sec. XVIII fu trasformata e condotta all’attuale aspetto. Di essa si sono occupati i maggiori studiosi d’Arte Romanica, ponendo varie ipotesi di datazione e di lettura formale degli affreschi medievali. È considerata oggi uno dei più interessanti reperti dell’architettura religiosa romanica in Piemonte.
In frazione Devesi di Cirié: CAPPELLA DI ROBARONZINO
La Cappella di Robaronzino: a differenza delle numerose cappelle campestri della zona, quella di
Robaronzino è molto ricca di decori poiché fu, nella prima metà del ‘700, proprietà del banchiere-magnate Antonio Faccio di Carignano. L’edificio, che all’esterno si presenta semplice e lineare, è all’interno un vero gioiello barocco: l’altare, attribuibile a Bernardo Vittone, è coronato da candelabri e putti lignei; pregevolissimi stucchi di maestri luganesi ornano la Chiesa; l’abside è decorata da una tela che raffigura l’Immacolata Concezione; le pareti laterali presentano quattro grandi tele, opera del pittore settecentesco Pietro Francesco Guala, raffiguranti scene di vita mariana.
BAGOLARO: si trova vicino alla cascina Robaronzino, località Fusiera e viene chiamato anche Romiglia o Albero dei rosari. E’ una pianta spontanea che recentemente è stato dichiarato albero monumentale. Questo riconoscimento ha permesso di tutelare il secolare arbusto nel suo futuro poiché ne vieta, oltre all’ abbattimento, anche eventuali modifiche alla chioma. Gli alberi monumentali sono un bene comune da tutelare per il loro valore naturalistico, paesaggistico e storico culturale, ma anche un’opportunità di sviluppo turistico ed educativo.
Cosa visitare a Nole
A Nole si visita invece IL SANTUARIO DI SAN VITO MARTIRE, situata a circa due chilometri dal centro di Nole e circa sei da Cirié in direzione dello Stura ed eretta nella seconda metà del Cinquecento. Vi si conservano quadri votivi attestanti grazie ricevute, uno splendido altare ligneo del ‘700 e pregevoli affreschi seicenteschi. L’uso e l’affluenza dei fedeli al Santuario nei secoli passati, era tale da richiederne una cura con una persona per la gestione del luogo. Si fecero allora costruire due stanze per ospitare un “eremita” (o “romito”) così detto perché viveva in questo luogo lontano dal centro abitato.