NOLE – Sono i bambini i veri protagonisti alla Festa di San Vito di Nole, un legame che dura da 400 anni. Un appuntamento atteso che anche quest’anno ha visto nei prati che circondano il Santuario la presenza di tanti giovani.
Gli eventi sono iniziati giovedì 13 con “Apertura di Cieli comuni e destini incrociati. Prima di “lo Capitano” mostra personale di fotografia di Mauro Donato, poi in serata applausi per il Concerto con Ensemble vocale ExOphir di Organalia, “Dal Rinascimento al Barocco”.
Venerdì 14 polentata in collaborazione con il Gruppo Alpini di Nole e sabato 15 messa concelebrata e
benedizione di bambini e ragazzi, presieduta da Mons. Alessandro Giraudo, vescovo ausiliare di Torino, E poi ancora pranzi da condividere insieme, mentre nel pomeriggio di domenica una grande festa per bambini e famiglie con giochi da tavolo a cura dell’associazione Giochi da Ragazzi, una merenda con il gelato de L’Arte del Latte e un incontro con il fotografo Mauro Donato che parlerà della sua esperienza in Senegal (sul sagrato del Santuario) con la collaborazione di Equ’Azione.
<<San Vito a Nole è invocato come protettore dei bambini e della gioventù – spiegano gli organizzatori – Ogni anno, il 15 giugno, “ab immemorabili” le mamme e le nonne portano i loro piccoli al santuario per affidarli alla protezione del Santo. Questo legame dei bambini nolesi con San Vito dura da almeno 400 anni per quanto ci è dato di sapere dagli archivi. Alla benedizione del 15 giugno si associa un’altra consuetudine: dopo la nascita molte famiglie sono solite portare il fiocco del neonato al santuario per chiedere protezione sul bambino>>.
Un’oasi di pace e serenità, infatti il Santuario campestre di S. Vito sorge a circa due chilometri dal centro di Nole, verso il torrente Stura, in mezzo a campi, prati e boschi.
<<Non si conosce l’epoca precisa in cui fu edificato. Dai documenti risulta già esistente alla fine del ‘500, anche se ancora molto piccolo. Costruito intorno ad un pilone votivo, come molti altri santuari, fu ampliato progressivamente nei sec. XVII e XVIII. La tradizione ha tramandato anche la figura di quel conte di Rivarossa, reduce militare, che dal 1794 visse presso la cappella da “eremita”.
Tutto il complesso lascia trasparire povertà di mezzi, ma anche bellezza e decoro. E’ sorto in mezzo alla campagna, della campagna ha mantenuto le caratteristiche di semplicità e nella campagna è sempre stato immerso e quasi confuso. Da questo deriva il suo fascino, non dal fasto del barocco cittadino, non dalle opere d’arte famose, ma dal riuscito incontro di architettura e ambiente>>. Giovani, ambiente, cura e territorio, alla Festa di San Vito con il progetto “Sapori in viaggio” in tanti hanno avuto l’opportunità di conoscere i prodotti tipici dei vari paesi. Un progetto per fa conoscere prodotti e produttori oltre i confini regionali.