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Natura, eventi, territorio

In tanti alla presentazione del libro della Società Storica “I Remmert dalla Prussia a Ciriè alle Valli di Lanzo” e alla visita ai reparti storici della Remmert

DiElena.Caligiuri

Giu 13, 2024

SAN MAURIZIO – Tessere i fili della storia, di una famiglia, di un territorio che si articolano e si intrecciano come i filati che ancor oggi fanno parte della nostra realtà, della nostra economia.

Mercoledì 12 giugno a San Maurizio, presso La Nastrineria è stato presentato il 154° volume della Società Storica Valli di Lanzo “I Remmert dalla Prussia a Ciriè alle Valli di Lanzo. Una storia di industria e progresso”, alla presenza dei sindaci di San Maurizio e Ciriè, Michelangelo Picat Re e Loredana Devietti.

Il libro, frutto di un complesso lavoro di ricerca e di restituzione di notizie è stato sinteticamente illustrato dai curatori Angelica e Cristina Natta-Soleri e Aldo Audisio; e dagli autori Giovanni Crosetto e Giancarlo Destefanis. a cui è seguita la visita dei reparti storici della Remmert.

La Remmert S.p.A, fondata nel 1874 da Domenico Sebastiano Valle e Andrea Remmert venne successivamente acquistata dalla Famiglia Martinetto che ancora oggi ne detiene la proprietà.

Oltre centotrenta i partecipanti alla presentazione e alla visita guidata all’interno dello stabilimento, un viaggio nel tessuto economico e lavorativo fra telai antichi e moderni, fra ricordi di chi lì ha ha lavorato e che durante la visita cercava di intravedere particolari e ne ammirava i cambiamenti. Le etichette, i nastri, gli accessori da abbigliamento e da sartoria Remmert sono infatti conosciuti e apprezzati in tutto il mondo.
Ma la a vicenda inizia lontano, quando Torino nel 1865 perde il suo plurisecolare legame con la corte e la dinastia sabauda e la capitale viene spostata a Firenze.

Un sindaco lungimirante, Emanuele Luserna di Rorà, intuisce che il nuovo destino di Torino può essere l’industria e lancia un “Appello” pubblicato sui principali quotidiani d’Europa per chiamare imprenditori stranieri a investire sul territorio.
Seguono anni in cui molte famiglie, soprattutto svizzere e tedesche, si trasferiscono in Piemonte attratte da favorevoli condizioni ambientali ed economiche. Anton Remmert, imprenditore tessile di origine
prussiana, lascia Barmen – centro della valle del Wupper, nota come la Manchester continentale – per
trasferirsi a Torino nel 1869 e nel 1874 – esattamente centocinquant’anni fa – a Ciriè, dove con i figli
fonda opifici tessili in città e nell’area delle Valli di Lanzo. Dall’unione del capostipite Antonio con Geltrude Giulia Wirtz nascono in totale dieci figli, sette maschi e tre femmine; quattro muoiono prematuramente o in tenera età. Le vicende raccontate nel libro sono la storia di Enrico, Augusto, Guglielmo, Emilio, Lidia, Anna che, nella “nuova patria” intessono rapporti familiari e di lavoro e diventano una “grande famiglia”.
La famiglia Remmert – che in pochi anni si consolida come vero gruppo industriale, grazie ai collegamenti famigliari – è parte integrante di quella che viene definita la “business community” torinese di fine Ottocento, una nuova borghesia imprenditoriale che non si limita ad avere un ruolo importante nell’ambito produttivo, ma anche nella realizzazione di infrastrutture e servizi. Nel 1906 sono tra le famiglie di maggior rilievo della Confederazione Generale Piemontese di industriali che confluirà nella Lega Industriale (la futura Confindustria). Negli stessi anni Emilio Remmert partecipa alla creazione di un piano strategico per la città di Torino. Emilio e Guglielmo Remmert, i due figli che continuano l’attività paterna, sono costantemente presenti nel mondo produttivo, economico e finanziario del tempo.
I figli crescono con un’educazione moderna e cosmopolita, inusuale per quei tempi. Emilio ne ha quattro, l’unico maschio muore in tenera età, le tre femmine, eredi dell’attività industriale alla morte del padre, saranno educate all’insegna della più completa indipendenza.

Il volume è dedicato «alle sorelle Adele, Lidia, e Mercedes Remmert, che per i capelli biondi e le origini germaniche erano note come “L’Oro del Reno”» questa è la versione ufficiale data in famiglia sulle figlie di Emilio, altri sostengono che il soprannome fosse piuttosto da attribuirsi alle indubbie fortune economiche. Il libro, è arricchito da un cospicuo corredo iconografico in bianco e nero e colori – complessivamente oltre 220 foto, documenti e testimonianze – e si articola in sette capitoli con allegato un indispensabile albero genealogico per orientare il lettore nei complessi rapporti famigliari, che si rispecchiano nell’attività produttiva, di un clan industriale che ha proceduto compatto per quattro generazioni nella vita privata come nella vita lavorativa.