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Natura, eventi, territorio

A Viù ritorna la Festa dell’Annunziata, una danza della liberazione, un’idea di rinascita che ha illuminato ed emozionato l’intero paese coinvolgendo anche i bambini

DiElena.Caligiuri

Mar 26, 2023

VIU’ – Erano ormai anni che, sotto la cenere dei falò, covava il desiderio di far ripartire la più tipica e la più
autoctona delle feste viucesi, quella dell’Annunziata, che viene, al contrario di altre, celebrata sempre nel
giorno in cui la festa cade, a prescindere da qualsiasi coincidenza con il fine settimana.
≪Nel 2023, il caso vuole che la festa coincida con la giornata del sabato – spiega il sindaco Daniela Majrano – un’occasione in più per rimettersi in pista, dopo le limitazioni imposte dalla Legge Regionale sugli abbruciamenti, cui si può comunque andare in deroga, nel caso di feste tradizionali e le restrizioni della pandemia.
Dunque, fin dall’inizio dell’anno i Viucesi, che sono particolarmente legati a questa festa hanno cominciato a valutare la possibilità di riprenderla, coinvolgendo tutte le frazioni che da sempre collaborano per fare in modo che la valle di Viù si accenda di fuochi che rievocano l’antica leggenda. Inutile dire che, chi è cresciuto in valle, fin da bambino era abituato a scalpitare, fin dalla metà di febbraio, per ritrovarsi il pomeriggio con gli amici e ammassare rami e fascine. La competizione tra le frazioni era altissima e dunque i ragazzini molto motivati≫.
La vicenda dell’Annunziata si rifà, con ogni probabilità alla distruzione del castello di Viù, che pur con le
incertezze derivanti da notizie contraddittorie e non sufficientemente suffragate dai documenti, si colloca negli anni delle lotte tra Francia e Spagna per il controllo dell’Italia, lotte favorite, peraltro, dalla
inettitudine dei duchi di Savoia.


La Valle di Viù fu una prima volta oggetto dell’occupazione francese tra il 1538 ed il 1543; in seguito alla
pace di Crépy (1544) le Valli di Lanzo ritornarono ai Savoia, ma, nel 1551, il Maresciallo di Brissac, vicerè
francese in Piemonte, decise nuovamente di riappropriarsi del territorio delle valli di Lanzo. La presa del
castello di Lanzo impegnò duramente il corposo esercito del Brissac; alla fine il castellano, Giacomo di
Provana, fu costretto alla resa. Si dice addirittura che il Brissac obbligò i Lanzesi a distruggere con le proprie mani il loro castello. Analoga sorte parrebbe essere toccata al castellano di Viù, Freilino di Provana, la cui dimora fu appunto distrutta dalle truppe del Brissac.
Alla storia si intreccia la leggenda; secondo la fantasia popolare, la distruzione del castello di Viù sarebbe
frutto di un’astuta manovra dei viucesi, stufi delle angherie dei predoni che si erano stabiliti nel castello.
Nel 1700, sulle rovine del castello, fu costruita una cappella dedicata all’Annunziata, cappella che diventa il cuore di tutta la festa del 25 marzo. Qui infatti, a poca distanza dalle rovine del Castello, emerse durante gli scavi archeologici fatti condurre, intorno al 1920, dal Cav. Uff. Carlo Fino, in collaborazione con padre Fulgenzio Del Piano che rilevò la pianta del castello (lunghezza delle mura esterne circa 400 metri, corpo centrale di 100×70 metri, viene eretto il grande falò che ricorda la liberazione dei Viucesi e, allora come oggi, il segnale che arriva dall’accensione del falò del Castello attizza immediatamente i falò di tutte le frazioni, intorno ai quali i giovani fanno roteare i vantrèl, costruiti con corteccia di ciliegio. E’ una sorta di danza della liberazione, che probabilmente racchiude anche altre tradizioni di origine pagana, la festa per la dea romana Cybele, la grande Madre, e cristiana: il 25 marzo, nel Medio Evo, segnava, in molte località l’inizio dell’anno civile, in quanto data di inizio della storia dell’Incarnazione.
E in effetti sabato 25 marzo 2023 è prevalsa proprio questa idea di rinascita, che ha visto la Pro Loco, i
commercianti e la popolazione impegnati intanto nel preparare il luogo della festa: la Cappella e l’area
circostante, poi nel predisporre il falò e nel comunicare che si sarebbe ripresa la tradizione dei lumini e dei globi accesi, durante la serata, per le vie del paese in onore dell’Annunziata, infine nell’organizzare sia la festa religiosa che la serata dei falò.

Dunque lumini accesi ovunque, falò allestiti con la cautela necessaria in un momento di siccità così delicato, simbolici e ben presidiati, e attorno ai fuochi canti momenti conviviali e, finalmente, una serata all’aria aperta sotto le stelle palpitanti accanto a una bella falce di luna crescente.
≪Per provare nuovamente a radicare nei bambini l’attaccamento a questa festa – conclude Majrano – si è tra l’altro riusciti a concordare un’iniziativa con la Scuola Primaria, che ha portato i bimbi alla Cappella nei giorni precedenti e li ha invogliati a raccogliere qualche ramaglia da destinare al falò. Il sabato pomeriggio, inoltre, si è realizzato una sorta di laboratorio, in cui i bambini, sotto la guida di qualche adulto, hanno realizzato un buon numero di lumini e sono poi andati a sistemarli lungo la strada che conduce al Castello: un modo per farli sentire partecipi delle iniziative dei grandi e per dare continuità a un bell’evento≫.