VIU’ – Il terzo appuntamento di Viuleta, dedicato a una riflessione sul fenomeno del canto come espressione dello stare insieme, si è cimentato quest’anno intorno a un tema estremamente impegnativo, che ha visto protagonisti il CREO, Centro Ricerca Etnomusica e Oralità che patrocina la rassegna viucese, insieme con la Regione Piemonte, la Società Storica delle Valli di Lanzo, l’Unione Montana Alpi Graie e il Comune di Viù e Ettore Galvani, presidente FENIARCO (Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali, nonché dell’ACP (Associazione Cori Piemontesi). Moderatore l’etnomusicologo Flavio Giacchero, direttore artistico della Rassegna Viuleta, che si è avvalso dell’apporto in presenza di Alberto Lovatto, esperto di storia sociale e storia orale e Emilio Jona, socio fondatore del CREO, ricercatore autore di molte opere inerenti la cultura popolare, ma anche di poesie, racconti, saggi.
Presenti, a dimostrazione e supporto dei temi trattati dagli esperti, due gruppi di canto viucesi con
caratteristiche diverse: Le Corde Locali, espressione del canto spontaneo e Coro Stellina e Coralità viucese, che hanno unito le loro voci , proponendo brani a voci miste e a voci maschili.
Molte le considerazioni nate nel corso della serata: la socialità del canto, che esprime comunque la bellezza dello stare insieme, di cui si è sentita la mancanza, durante la pandemia, causa, in alcuni casi della fase di declino che stanno vivendo alcuni cori; l’evoluzione e il cambiamento subito da testi già presenti nel famoso volume di Costantino Nigra del 1888, la versione più epurata che solitamente propongono i cori strutturati e che rimane invece più ricca di doppi sensi e meno attenta alla sensibilità dell’uditorio nel canto spontaneo, la possibilità di utilizzare i social come mezzo per mettere a confronto voci e repertori diversi, ma anche per far incontrare in particolare i cantori spontanei; il canto come espressione di protesta o della sessualità, spesso velata da metafore.
Naturalmente la preparazione degli oratori è stata in grado di spaziare da un tema all’altro e di aiutare il
pubblico a comprendere come nell’evoluzione dei testi sia possibile cogliere i cambiamenti storici, il venir
meno dell’importanza di alcuni corpi d’armata, soppiantati da altri più idonei alla tipologia di guerra che i
sta combattendo o anche ai mutamenti sociali che la guerra genera (il passaggio dalla società patriarcale
alla società matriarcale durante la prima guerra mondiale).
Su un aspetto i relatori hanno incitato i cantori a lavorare e a costruire insieme relazioni arricchenti anche
per il paese in cui vivono: il fatto di possedere all’interno di un piccolo centro come Viù realtà canore differenti, che vedono tra l’altro impegnati ragazzi e ragazze giovani e motivati deve costituire uno stimolo a aprirsi e a far conoscere al di fuori di Viù le esperienze che si stanno portando avanti.