Servizio a cura di Roberto Bergamino
VALLI – Marco Blatto, geografo, membro del GHM francese e dell’Alpine Climbing Group UK, è stato recentemente nominato Presidente del Gism (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna).
Il Gruppo italiano scrittori di montagna – Accademia di arte e cultura alpina è un’associazione fondata a Torino il 14 aprile 1929 da Agostino Ferrari e Adolfo Balliano.
Il gruppo nasce inizialmente come reazione allo spostamento a Roma ed all’affiliazione al CONI del Club Alpino Italiano da parte del regime fascista. I fondatori infatti si opponevano all’idea dell’alpinismo come semplice attività sportiva, e portavano avanti degli ideali più vicini a quelli del fondatore del CAI Quintino Sella.
Fra i primi soci vi furono Guido Rey, Paul Guiton e il Duca degli Abruzzi Luigi di Savoia. Successivamente ne hanno fatto parte fra gli altri Camillo Giussani, Giovanni Bertoglio, Salvator Gotta, Joseph-Marie Henry, Giovanni Bertacchi, Aurelio Garobbio, Dino Buzzati e Bianca Di Beaco.
Come indicato dal suo statuto l’associazione «ha lo scopo di esaltare e di diffondere i valori ideali dell’alpinismo, di ispirare l’amore per la montagna e di promuovere ogni iniziativa atta a favorirne la conoscenza e la salvaguardia, nel rispetto dei valori naturali dell’ambiente e delle genti montanare».
«Dopo venticinque anni da Socio Accademico, Consigliere, Delegato Regionale e quaranta di alpinismo attivo – spiega Marco Blatto – la nomina alla presidenza del Gism mi è comunque giunta inaspettata. Essere l’ottavo presidente di questo prestigioso sodalizio, dal 1929, è una carica che mi onora ma al tempo stesso non può che suscitare domande e dubbi. Penso, infatti, ai nomi importanti dei miei predecessori: Agostino Ferrari, Adolfo Balliano, Salvator Gotta, Francesco Cavazzani, Giulio Bedeschi, Spiro Dalla Porta Xydias, Dante Colli, e a tutti i grandi alpinisti-scrittori che hanno militato nelle nostre fila. Tra questi, ricordo Guido Rey, Ettore Zapparoli, Ettore Castiglioni, Severino Casara, Felix Germain, Fosco Maraini, Cesare Maestri, Cesarino Fava, Armado Aste, Bianca di Beaco, Cosimo Zappelli, Gian Carlo Grassi.
Come non provare un minimo di timore, di fronte al peso di una tale storia, e alla consapevolezza che bisognerà guidare il Gism verso le non semplici sfide del futuro che ci propone il mondo alpino? Fin dalle origini questo gruppo ha fatto propria una visione etica e ideale dell’alpinismo, che non può essere considerato semplicemente uno sport.
L’alpinismo ha prodotto letteratura, arti figurative, ed è stato decisivo nella conoscenza geografica e scientifica del nostro pianeta, non solo del “mondo alpino”. Una scelta di militanza che, in quel lontano 1929, vide alcuni appassionati rifiutare l’inquadramento dell’alpinismo nello sport fascista e nel Coni, costruendo un cenacolo, sì di uomini d’azione, ma anche di fini intellettuali.
Le difficili sfide che ci attendono nel futuro, abbracciano temi come l’etica dell’alpinismo e della frequentazione della montagna in genere, della difesa dell’ambiente alpino di fronte al suo mutare sempre più rapido per effetto del clima. Un cambiamento che esige un nuovo adattamento da parte dell’uomo ma anche una nuova consapevolezza in materia di sicurezza. Direttamente collegato a questi temi, c’è il problema delle “libertà in montagna”, che il nostro sodalizio sente particolarmente vivo e vicino. La montagna deve restare un terreno d’avventura e di libera scelta individuale, pur coltivando la cultura della sicurezza. Sfide complesse, dunque, ma che il Gism ha tutte le competenze per affrontare, rappresentando una voce libera ma di sostegno al mondo istituzionale della montagna»