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Natura, eventi, territorio

Anni di lavoro all’estero, ma lo sguardo rivolto alle sue Valli. Così nasce il sogno di Silvia: Ca’D’Ambra

DiElena.Caligiuri

Lug 1, 2022

GROSCAVALLO – La mente vivace di chi ha sempre importanti obiettivi da raggiungere, le capacità di una giovane donna intraprendente, la cultura e l’esperienza di chi si è avvicinata a nuove realtà. Silvia Losero, 42 anni, diploma di liceo scientifico e una passione per le lingue, sceglie di imparare il cinese e si laurea nel 2006 quando i laureati con quella specializzazione erano davvero pochissimi. Poco tempo dopo trova lavoro presso un’azienda di Avigliana e da qui la prima trasferta in Cina di due anni. Poi, dopo un rientro in Italia, nel 2013 torna in oriente per la Fiat (ora Stellantis, azienda per la quale lavora tuttora) per rimanerci per ben sei anni, fino al 2018.

≪Ho avuto modo di lavorare e viaggiare sia in Cina che in molti paesi dell’Asia: Nepal, India, Indonesia e Malesia – spiega Silvia – sono stati anni molto piacevoli, che mi hanno offerto la possibilità di confrontarmi con culture e stili di vita differenti. In Nepal c’è una particolare attenzione verso il turista. Da loro ho appreso che devi offrire quello che hai in modo autentico, immedesimandoti anche nella persona che accogli≫. E l’accoglienza ora è diventata un tassello importante della sua attività.

≪Quando ancora lavoravo in Cina. – continua – ho trascorso qui in Italia un periodo di vacanza un po’ più lungo del solito. Così, avendo una passione per le case e l’arredamento, ho iniziato a guardarmi intorno. Mi sono innamorata di una struttura in particolare, nella piccola frazione di Bonzo, una villa Liberty di metà Ottocento, libera su tre lati, semplice all’esterno, con un tripudio di colori all’interno e sei camere da letto. Sproporzionata per le mie esigenze, ma con delle grandi potenzialità. Ho deciso di comprarla, forse era un segnale che mi indicava che era ora di tornare in Valle. Sono rientrata in Italia alla fine del 2018 e ho iniziato subito i lavori, grazie anche all’aiuto di professionisti che hanno preso a cuore il progetto, dandomi utili consigli.

Quel che mi ha colpito particolarmente è che questa villa, originariamente concepita come ritiro di caccia e pesca dal suo facoltoso costruttore, è stata in seguito dimora di generazioni di donne. Angela Savarro, che ereditò la casa dal suo fondatore, fu la prima di questa generazione al femminile. Alla sua morte passò la proprietà alle tre figlie: Anna, Agnese e Adele Pipino. Quest’ultime, non avendo eredi diretti, la lasciarono ad una cugina. La villa è poi passata a Maria Teresa Rivolo e, in seguito, a sua nipote Paola, prima di essere acquistata da me≫. Ciascuna di queste donne, che vengono descritte da chi le ha conosciute come forti ed estremamente colte, ha lasciato il proprio personalissimo segno all’interno della villa.

≪Forse sarà per questo che ogni volta che entro in casa si percepisce una sensazione di pace e serenità – sorride la proprietaria. – Ad agosto del 2019 ho aperto ufficialmente il Bed & Breakfast, Ca’ d’ Ambra. Proprio negli anni terribili della pandemia, ma era importante andare avanti. Ho preso la decisione di tenere sempre aperta la struttura perché ritengo fondamentale offrire un servizio continuativo, d’estate e d’inverno. La difficoltà maggiore in montagna è superare il concetto di stagionalità. L’attività va bene, mi sta dando grandi soddisfazioni, sprigiona la mia creatività, la voglia di comunicare. Collaboro con molte associazioni, gruppi escursionistici. Le sinergie sul territorio sono fondamentali. Da me arriva un buon numero di turisti stranieri. La scorsa settimana è venuto un gruppo di Israeliani, gli ho organizzato una visita a Vrù e in altri angoli caratteristici delle nostre Valli, alla fine diventi una sorta di tour operator, devi aver voglia di raccontare il territorio, promuoverlo.

Intanto Silvia si prepara ad affrontare al meglio il periodo estivo: dalla cura dei dettagli, alla scelta dei prodotti, ma soprattutto l’attenzione verso l’ospite.

≪Per noi le montagne, il rito della transumanza, il feuillage ci lasciano quasi indifferenti – conclude – siamo abituati a vederli, ecco che avere accanto delle persone che guardano e comprendono quanto sia speciale il nostro paesaggio, le nostre tradizioni, la qualità dei nostri cibi, fa riemergere quell’approccio allo stupore che non dovremmo mai dimenticare≫.