I primi cento anni dell’Acquedotto del Pian della Mussa
LANZO – Quell’opera lunga… un secolo… che oggi come allora continua a tenere in contatto Balme e Torino, due realtà totalmente differenti eppure unite da un bene prezioso e indispensabile.
1922-2022: sono stati festeggiati sabato 18 giugno a Lanzo i 100 anni dell’acquedotto Pian della Mussa e del ponte realizzato proprio a Lanzo, a poca distanza dal Ponte del Diavolo.
≪Opere al tempo all’avanguardia – hanno sottolineato i relatori – ed ancora oggi più che mai efficaci, oltre che di esempio per le nuove infrastrutture≫.
Nel corso dell’incontro sono state illustrate curiosità, notizie storiche, approfondimenti tecnici, prospettive ambientali ed ancora immagini e fotografie suggestive per ricordarci che l’acqua è ≪uno spettacolo della natura, un bene naturale fondamentale, una risorsa da condividere, un diritto umano universale da salvaguardare in prima battuta con i nostri comportamenti e le nostre abitudini quotidiane≫. Dopo i saluti di Fabrizio Vottero sindaco Comune di Lanzo, l’assessore Foglietta per il Comune di Torino, Giovanni Battista Castagneri sindaco Comune di Balme, Loredana Devietti Goggia Presidente ATO3 T.se, Adriano Olivetti vicepresidente della Società Storica delle Valli di Lanzo, Gianni Castagneri e Roberto Giardino Calcia Presidente Comitato Ponte del Diavolo hanno curato l’intervento “Una storia lunga 25 anni”. A parlare del potenziamento, la manutenzione e la produzione idroelettrica Marco Acri, Direttore Generale SMAT. Secondo Barbero Direttore Dipartimento Rischi Naturali e Ambientali ARPA Piemonte ha invece analizzato le variazioni climatiche e il loro condizionamento sulle risorse idriche mentre Paolo Romano, Presidente SMAT, ha illustrato gli interventi di Prevenzione attuati.
La manifestazione organizzata da SMAT in collaborazione con la Città di Torino, i Comuni di Balme e Lanzo, il Comitato Ponte del Diavolo, l’Autorità d’Ambito Torinese e la Società Storica delle Valli di Lanzo, ha sottolineato l’importanza e la valenza dello storico acquedotto.
Per l’occasione è stata nuovamente presentata al pubblico la mostra Aiva. Segni d’acqua delle Valli di Lanzo, a cura di Aldo Audisio e Laura Gallo, realizzata nel 2020 in collaborazione con Oculus Digitale e il sostegno dell’Autorità d’ambito n. 3 Torinese.
≪A Torino – ha spiegato il sindaco di Balme Gianni Castagneri – sembrava irrisolvibile la questione dell’acqua potabile, che aizzava le proteste e creava grattacapi all’amministrazione pubblica. Eppure quell’acqua tanto necessaria, da qualche parte fluiva abbondante. La sfida era andare a prenderla.
La commissione incaricata della risoluzione del problema, scartate diverse ipotesi, si indirizzò sulle
acque del Pian della Mussa, dove il comune di Torino nel 1896 acquistò i primi terreni dai quali
sgorgavano acque abbondanti e pure. Naturalmente, i valligiani non stettero con le mani in mano,
determinati a far valere i diritti acquisiti secoli prima e, soprattutto, intenzionati a conquistare
qualche vantaggio economico concedendo quella che stava diventando, sempre di più, una
ricchezza.
La questione andò avanti per qualche lustro, tra carte bollate, sentenze, ricorsi e infine accordi.
Quindi, alle difficoltà economiche di creare un lungo acquedotto, si aggiunsero quelle tecniche,
che dopo aver scartato l’ipotesi di uno sbarramento e la creazione di un grande lago artificiale al
Pian della Mussa, si indirizzarono su più efficaci e meno impattanti gallerie emungenti, con la
costruzione per ogni cento metri di dislivello di vasche di decompressione e nuovi tratti di viabilità.
Finalmente, il 24 giugno del 1922, dopo quasi 26 anni di peripezie, l’immissione nella rete cittadina
delle acque montane fu salutata con solenni celebrazioni. Salvo accorgersi molto presto, che le
mutate necessità sorte nel frattempo rendevano insufficiente questo grande sforzo collettivo.
A cento anni da quella data, le acque del Pian della Mussa, grazie a quell’opera progettata e
realizzata con perizia e lungimiranza, continuano a dissetare la pianura, sia pure in percentuali
esigue rispetto all’immenso fabbisogno metropolitano.
L’occhio attento di chi risale oggi la valle può comunque osservare come quella che rimane una
delle più imponenti sfide di infrastrutturazione del secolo scorso, sia appena riconoscibile nei
grandi vasconi in cemento armato e nelle graziose abitazioni un tempo assegnate ai guardiani.
Ma l’acqua del Pian della Mussa è stata capace non solo di unire luoghi differenti, ma anche di costruire un ponte immaginario fra passato e futuro, tanto da essere spedita nello spazio per dissetare gli astronauti nelle loro missioni.
≪Ai due estremi di Balme e Torino – continua Castagneri – due fontane hanno nel tempo alimentato il mito di quelle acque cristalline. Nei pressi della palazzina SMAT al Pian della Mussa, sgorga infatti la Fontana del Prete, dove già dai primi anni Venti i turisti ne sorseggiavano 30- 40 bicchieri durante la giornata in ossequio alla cosiddetta “cura dell’acqua”. Dalla parte opposta, nella piazza Rivoli di Torino, un’altra fontanella è entrata nell’immaginario comune, come l’unico zampillo di città da cui fluisse l’acqua così pregiata proveniente dal Pian della Mussa. Una leggenda, appunto, difficile da sfatare, ma indicativa
comunque dell’attenzione che i torinesi hanno sempre riservato a una località non solo ben conosciuta a livello turistico, ma anche particolarmente cara da identificarla con acque di elevata qualità.
La giornata di sabato – conclude il sindaco di Balme – è stata una grande opportunità per parlare di un’ opera del passato, forse la più grande che abbia mai interessato la Val d’Ala, e si è trattato di un’occasione per affrontare le sfide idriche del futuro, in un momento come quello attuale dove la carenza di precipitazioni e di acqua costituisce una delle incertezze a venire≫.