GROSCAVALLO – Le ha tolto le vesti un paio di anni fa ed ora la corona. Don Sergio Messina, da otto anni addetto al Santuario di Nostra Signora di Loreto, a Forno Alpi Graie, ha voluto spogliare la statua della Madonna Nera.
Un gesto simbolico che il religioso preferisce non commentare, ma che ha suscitato tutta una serie di malumori e polemiche da parte dei fedeli. Un ritorno alla semplicità il suo che emerge nella descrizione e presentazione di quest’anno del santuario.
«I santuari – scrive don Messina – sono luoghi di Dio… Nei santuari è più facile avvertire la necessità di entrare in relazione con Lui in un modo più autentico, più interiore e più profondo…» .
La storia
l Santuario di Nostra Signora di Loreto sorge all’imbocco del Vallone di Sea. Vi si accede attraverso i 444 gradini della scalinata che un tempo i pellegrini salivano in ginocchio. Il santuario trae origine dalla devozione di Pietro Garino, abitante a Torino ma nativo di Forno Alpi Graie, nei confronti della Madonna del Rocciamelone che le apparve il 30 settembre 1630 nel luogo dove oggi sorge il santuario. L’attuale edificio, che risale al 1757 – 1770, venne progettato dagli ingegneri luganesi Francesco Brilli e Giovanni Battista Gagliardi. Il santuario venne completato nel 1869 da Luigi Baretta che ne realizzò la facciata. All’interno sono custoditi circa trecento ex voto, (il più antico è datato 1751). L’altare maggiore è in noce d’India e avorio e nel suo tronetto viene esposta la statua lignea della Madonna, opera dello scultore Raimondo Santifaller di Ortisei, che sostituisce quella antica rubata nel 1977. È alta circa 90 cm e il capo della Madonna e del Bambino sono in legno d’ebano.
La spiegazione di don Claudio Pavesio
«A spiegare questo messaggio di ritorno alle origini, ad un mondo più autentico è don Claudio Pavesio, rettore del santuario che interpreta così il gesto di don Messina: «Ha voluto dare una visione della Madonna dal punto di vista biblico, dove non è una regina, ma la serva del Signore. Un segno che va ad esaltare la semplicità, ma nello stesso tempo la grandezza di una donna. Vuole far risplendere in questo modo questa figura biblica. Un bisogno di essenzialità, in un momento come quello attuale dove conta più l’esteriorità, ciò che ho, rispetto all’essere. Questo messaggio arriva anche da Maria: vale di più quello che ho in testa o nella testa?»
E così dopo le vesti, via anche la corona che ora lascia scoperta la fluente chioma. «Su questo ci sarebbe ancora qualcosa da dire – precisa don Claudio Pavesio – se si vuole essere coerenti non bisognerebbe lasciare Maria con il capo scoperto, ma con il velo. A togliere si fa in fretta, però poi il messaggio va dato nel modo corretto».
Ora si attende il 30 settembre, anniversario dell’apparizione mariana che è all’origine del santuario e ci si domanda se la Madonna Nera continuerà ad apparire senza vesti e corona. «Chissà – risponde don Pavesio – intanto venite al santuario».
Perché anche se la fede è grande, la curiosità può far superare con maggiore agilità i 444 gradini.