Nei diciannove comuni che formano le Valli di Lanzo ci sono 30 piccoli cimiteri, aggrappati su e giù per i pendii o adagiati in ristretti pianori. Luoghi dove si amalgamano sentimenti come dolore, pietà e speranza. Ma anche luoghi di emozioni e spazi per la meditazione. Su di essi non era, finora, mai stato scritto nulla. Ci ha pensato Bruno Guglielmotto Ravet con il libro “Ceneri mute”. Epitaffi e note storiche dai cimiteri delle Valli di Lanzo.
PRESENTAZIONE A MEZZENILE SABATO 17
L’opera, con un capitolo di Paolo Benedetto Mas, introdotto da una dissertazione di Silvio Saffirio, verrà presentata da Walter Canavesio a Mezzenile nel borgo del castello Francesetti sabato 17 luglio 2021, alle 10.30.
Pertanto il corposo studio di 320 pagine, con 182 illustrazioni in bianco e nero e a colori è un’opera a carattere generale su una tematica inedita per le Valli di Lanzo, con uno sguardo complessivo su quanto emerge nel territorio.
Il volume è introdotto da una riflessione di Silvio Saffirio, “E che sarà mai”, in cui è affrontato il rapporto personale con i cimiteri. La visita a quegli spazi dedicati alle sepolture, la curiosità con cui ci si rivolge alle lapidi, l’odore dei cipressi, le opere d’arte presenti, il suono dei passi sui vialetti generano la familiarità dell’incontro.
UN DEPOSITO DI TRADIZIONI
«Il camposanto – scrive Bruno Guglielmotto-Ravet nell’introduzione, Frammenti di memorie sepolte – è un deposito di tradizioni, di legami affettivi e senso di appartenenza alla comunità, che lì dispone di un luogo di memoria dove territorializzare e perpetuare il ricordo dei suoi defunti, ancorandoli alle radici della sua storia e delle sue tradizioni, ovvero della propria identità. Ha guidato l’indagine la consapevolezza che “il cimitero è biblioteca”, un archivio prezioso, un magazzino della memoria collettiva. Un territorio simbolico, un paesaggio che reca tracce di persone scomparse, con le loro storie, con i loro legami, con i loro affetti.
SOLO DOLOR RIMANE
Nel capitolo d’apertura, “Solo dolor rimane”, sono raccolti i riti e le consuetudini funebri presenti nelle Valli di Lanzo, dal momento del decesso di una persona alla sua sepoltura. Atti di preparazione e di congedo che hanno caratterizzato, e in parte ancora oggi segnano, le tappe del distacco. Una raccolta antropologica che fissa in sequenza le tradizioni in uso».
La parte principale del volume presenta ogni cimitero nella sua evoluzione storica, con una scheda esaustiva che ricostruisce le vicende costruttive, le trasformazioni e gli ampliamenti, gli spostamenti di sede e le condizioni sociali che li determinarono; sono annotate anche le opere d’arte che adornano le tombe. A ogni scheda segue la raccolta dei relativi epitaffi. In totale sono stati rilevati e trascritti 467 epitaffi, il più antico datato 1863, il più recente 2019.
Raccogliere e studiare gli epitaffi cimiteriali non è un’operazione comune. Paolo Benedetto Mas, esaminandoli, ha ricavato spunti per un’analisi linguistica delle epigrafi. Le lapidi, infatti, si rivelano un tassello importante per definire il panorama sociolinguistico di un’area, oltre a mantenere la loro funzione di testimonianza sociale e culturale.
COMPIANTO
Il volume è arricchito dalla sezione “Compianto”, che in sequenza fotografica offre la rappresentazione delle emozioni raccolte durante le visite ai cimiteri valligiani. Sono impressioni che, nel rispetto di chi lì riposa, emanano luce e colore restituendo inediti frammenti e una visione inconsueta dei nostri camposanti di montagna.
L’evento è aperto al pubblico fino a esaurimento dei posti disponibili. È obbligatorio l’uso della mascherina.