Soltanto il diavolo avrebbe potuto costruire, con una ricompensa, il misterioso ponte di Lanzo. Ma non aveva previsto, sul suo cammino, la piccola Doralice. Se poi a descrivere la sua storia sono addirittura due donne e grandi amiche, per lui non c’è stato davvero più scampo. Con un racconto articolato e avvincente “Doralice e il diavolo” le lanzesi Letizia Costa e Patrizia Balbo sono fra le finaliste al premio Letterario il Borgo Italiano. «Doralice – spiegano le autrici – è la chiave di tutto, nasce nel centro storico, è un personaggio un po’ magico, con quella sensibilità mista di saggezza e ingenuità che solo i bambini possiedono; con quell’impeto istintivo che non va mai a compromessi». E Doralice contiene realmente dentro di sé tutto il sapere della tradizione: nella sua testa, nel suo animo, spicca prepotente il suo legame con il borgo, con l’antica torre, con le tradizionali botteghe. Ma anche quel sapere che viene tramandato e insegnato grazie alla conoscenza delle erbe e dei fiori. Senza contare poi quel pizzico di magia e furbizia di chi è capace di guardare oltre e far vincere prima di ogni altra cosa l’amicizia. Proprio come hanno saputo fare Letizia e Patrizia che, nate all’ombra dei due monumenti storici più importanti, il Ponte del Diavolo e la Torre di Challant, hanno maturato negli anni l’idea di dare un volto nuovo alla leggenda. La proclamazione dei vincitori sarà questa sera alle 21, mentre per la premiazione bisognerà attendere il 17 luglio. «Per noi essere arrivate in finale è già un successo – spiegano- far conoscere il nostro antico borgo medievale è un grande motivo di orgoglio. Inoltre grazie alle tavole illustrate da Beatrice Russo il lavoro si è ulteriormente completato». Non solo, le due autrici hanno voluto creare un progetto ispirato alla storia che va a toccare le Valli a 360 gradi, con un profumo, un gioiello, un segnalibro e una ceramica in grado di racchiudere la vera essenza del loro territorio. E di un ponte che ancora oggi è capace di stupirci con la sua inquietante bellezza, proprio come il suo leggendario artefice che “cambia sempre volto per confondere le sue prede. Solo un cuore puro e sereno riconosce il suo sguardo malvagio e non ne diventa schiavo”.