Apollonia Castagneri trasmette ai giovani le proprie conoscenze e l’amore per la natura
«A chi mi chiede di cosa avrebbero bisogno le nostre Valli rispondo: rispetto.
Non riesco a stare lontana dalle queste vallate più di sette, otto giorni, poi devo tornare a casa, altrimenti mi manca l’aria, mi mancano i miei animali».
Con cinque cani, tre gatti, trenta mucche, venti capre, una trentina fra galline, oche, anatre e un asino, Apollonia Castagneri, 65 anni, nata e cresciuta a Balme, da sempre si occupa di diffondere e divulgare la cultura e le tradizioni della montagna.
«Durante la pandemia – spiega Apollonia, conosciuta da tutti come Polly- c’era un gran silenzio, noi qui abbiamo la fortuna di poter essere a contatto con la natura. Capisco il forte desiderio di chi abita in città di salire fin qui da noi in vallata, di restare all’aria aperta, però è importante che si rispettino le strade e i sentieri che si percorrono. Quest’anno ho raccolto al Pakinò borsate di mascherine abbandonate, davvero un disastro per chi come noi ha gli animali. Talvolta alcuni le mangiano, altri rimangono impigliati. Addirittura mi chiamano la tigre – ride Polly – perché urlo dietro a tutte le persone incivili che non si riprendono i rifiuti e li abbandonano sui prati. Devono capire che noi l’indomani siamo nuovamente qui, in queste case ci abitiamo e lavoriamo».
E a Polly, fra le prime imprenditrici donna, ora in pensione, il lavoro non è certo mancato. «Mi alzavo alle 5,30 del mattino, occuparti degli animali impegna l’intera giornata, fra mungiture e preparazione del formaggio. Per fare questo lavoro devi essere un po’ uomo, un po’ donna, un po’ veterinario. Ora però sono felice perché la mia attività proseguirà con il lavoro dei miei nipoti, due gemelli che hanno poco più di vent’anni. A loro ho lasciato le mie mucche».
Una parte della sua casa diventa museo
E soprattutto l’esperienza di una donna dalle grandi energie che ha compreso quanto sia importante non solo conoscere ma soprattutto divulgare.Tanto da trasformare una parte della sua casa in frazione Fre, in un museo.
«Ho voluto radunare tutta una serie di oggetti che non si usano più, particolari di un tempo come l’asse del lavatoio e molti altri, così che tutti possano guardarli, conoscerli e ritrovare un po’ del proprio passato».
Ma Apollonia guarda anche al futuro, ai giovani, che ogni anno vanno da lei per imparare qualcosa di nuovo.
«Sono andata più volte a parlare del mio lavoro nelle scuole elementari e medie e all’università della terza età di Saluzzo. Ai giovani che vengono da me in valle insegno a mungere, ad andare ai pascoli. E’ importante che imparino a vivere maggiormente a contatto con la natura, che notino un fiore, che sappiano distinguere un’erba, nel caso dovessero mangiarla. Voglio trasmettere le mie conoscenze. Renderli partecipi di un mondo che sembra immobile eppure si trasforma, continuamente. Dai movimenti delle piante ai funghi nel sottobosco. Vorrei fargli capire quanto può essere gratificante organizzare una polentata con gli amici in alpeggio. Raccontare aneddoti e particolari buffi. Saper stare con gli altri, ma anche da soli».
E stupirli, proprio come ancora si stupisce lei, guardando le lucciole muoversi sui prati nelle notti d’estate.